LO SHAKUHACHI, IL FLAUTO GIAPPONESE PER ACQUIETARE LA MENTE

Musica, meditazione, guarigione spirituale, il flauto giapponese dello spirito per eccellenza si chiama Shakuhachi.

Una serie di flauti Shakuhachi
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Se parliamo di meditazione, la musica assume un ruolo davvero importante, e come avviene per la meditazione, ci sono alcuni strumenti musicali che da tantissimo tempo vengono utilizzati per creare la musica che fa bene al cuore e alla mente; uno di questi è sicuramente un flauto in bamboo che proviene da oriente: lo Shakuhachi. Questo flauto del Giappone ha origini antiche e un suono che ci trasporta elevando i nostri pensieri, scopriamolo assieme.

Lo Shakuhachi, una storia che viaggia dalla Cina al Giappone.

I primi modelli di flauto giapponese Shakuhachi furono importati in Giappone dalla Cina, attraverso la penisola coreana nell’ottavo secolo (tra il 710 e il 794), come strumento facente parte delle formazioni musicali di corte. Lo Shakuhachi più antico esistente oggi risale all’anno 752, e fa parte di una serie di flauti che fu usata durante la cerimonia di consacrazione del Buddha del tempio di Tōdaiji; questa serie di Shakuhachi presentava cinque fori per le dita, di cui uno da coprire con il pollice, e permettevano di suonare una scala musicale di sette note, come probabilmente avveniva per i flauti contemporanei cinesi chiamati Xiao. Alcuni degli Shakuhachi facenti parte di quel set erano fatti in avorio, pietra e giada, mentre gli altri di una particolare specie di bamboo piccolo cinese.

Dal periodo di cui abbiamo parlato, fino circa al 1200 non si hanno più notizie di questo flauto giapponese, nel tredicesimo secolo invece riappare in un trattato composto da dieci volumi, nel quale si fa riferimento alla musica classica giapponese e nel quale veniva descritto questo flauto corto che veniva suonato dai monaci ciechi.

La prima illustrazione dello Shakuhachi è del 1512 e risale anch’essa al tredicesimo secolo, e in quell’occasione questo flauto venne chiamato hitoyogiri; questo aveva cinque fori per le dita e un imboccatura leggermente obliqua. L’ hitoyogiri raggiunse la massima diffusione intorno alla fine del 1600, e prima del 1800 fu completamente scomparso dalle scene.

Per quanto riguarda lo Shakuhachi, venne utilizzato dai monaci komusō, ai quali venivano dati speciali privilegi, tra i quali la possibilità di viaggiare, e di suonare questo flauto che, per volere del governo doveva a quel punto essere utilizzato solamente per funzioni sacre, di addestramento degli adepti, e per la musica dei mendicanti religiosi.

Nel 1871 l’ordine dei monaci komusō venne abolito dal nuovo governo che perseguitò anche il buddismo, e proibì di mendicare; in quel periodo l’utilizzo dello Shakuhachi nella musica subì un calo.

Per sopravvivere, molti suonatori di Shakuhachi cominciarono a suonare in ensemble di musica sankyoku, e a un certo punto questo flauto divenne componente preponderante delle formazioni; più in là nacquero le prime scuole con i diversi stili, finché agli inizi del ventesimo secolo molti studenti si avvicinarono a questo strumento di musica secolare. Con l’arrivo della popolarità, anche la musica suonata con lo Shakuhachi subì molte influenze, anche dal mondo occidentale.

Un disegno del flauto giapponese Shakuhachi con le sue varie parti

Com’è fatto lo Shakuhachi: Questo flauto è costruito in bamboo giapponese gigante, chiamato Madake Bamboo, che ha origini in Cina, ma probabilmente anche in Giappone. La parte di bamboo che viene tagliata è quella appena sopra la radice. La canna viene tagliata, e utilizzata con le sue irregolarità come i nodi, che diventano parte dell’estetica del flauto, poi a seconda di chi fabbrica lo Shakuhachi, questa può venir laccata al suo interno o meno. Lo shakuhachi moderno presenta cinque fori per le note e tre nodi del bamboo.

Le varie sezioni dello shakuhachi

Com'è fatto lo Shakuhachi giapponese

Le note sullo Shakuhachi si ottengono soffiando nell'estremità superiore del flauto e chiudendo e aprendo i cinque fori.

Quanto modelli di Shakuhachi ci sono? Lo Shakuhachi viene prodotto in diversi modelli e diverse accordature, naturalmente la lunghezza dello strumento cambia notevolmente con la sua intonazione; come avviene sempre nei flauti, strumenti più lunghi possono emettere note più gravi, mentre i flauti corti suonano ottave musicali più in alto. La lunghezza dello Shakuhachi si misura si Shaku, e quello standard, in tonalità di re, misura 1,8 Shaku. Nell’immagine di seguito possiamo vedere una tabella con le diverse tonalità di Shakuhachi e le misure corrispondenti dello strumento.

Tabella con le misure e le tonalità dei flauto Shakuhachi

La misura dello Shakuhachi varia in base alla sua tonalità.

Come per tutti i flauti, anche con lo Shakuhachi troviamo note più gravi sugli strumenti più lunghi, e note più acute su quelli corti.

Come si suona lo Shakuhachi? Per suonare questo flauto giapponese si soffia nella estremità superiore, dove c’è la parte più affilata dell’imboccatura; suonare questo strumento richiede una certa abilità, lo Shakuhachi non è certamente uno strumento semplice da utilizzare. Per ottenere un buon suono dallo stesso è necessaria molta pratica e dedizione. Le note si ottengono chiudendo e aprendo i fori con varie combinazioni, ma la posizione stessa dell’imboccatura influenza il suono e l’altezza dei suoni emessi. L’estensione di questo flauto è di appena poco più di due ottave, tuttavia un flautista esperto può suonare, per mezzo di particolari tecniche, anche note aggiuntive, fino ad aggiungere un’ulteriore ottava.

Quali sono le note dello Shakuhachi? Le note di base di questo flauto sono quelle della scala pentatonica minore, per esempio un flauto in re avrà le note re, fa, sol, la, e do. Naturalmente, oltre a queste note si possono suonare altre note, emettendo semitoni differenti; per esempio con lo Shakuhachi si può suonare queste note: re, mi bemolle, sol, la e si bemolle; le note ottenute con l’apertura parziale del foro hanno un volume più basso di quelle suonate con il foro chiuso completamente.

Un’altra particolarità di questo flauto, è che per alcune note ci sono diteggiature alternative, e a seconda di quella che si utilizza il suono della nota (che in teoria sarebbe la stessa) cambia, permettendo di ottenere delle sfumature molto particolari nella musica che si suona.

La diteggiatura dello Shakuhachi per ottenere le varie note
Questo articolo sul flauto giapponese Shakuhachi termina qui, ma voglio lasciarvi con il prossimo video, nel quale possiamo ascoltare questo bellissimo flauto; ci vediamo presto!

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