Scopriamo insieme il flauto dolce, dal piccolo soprano compagno d’infanzia ai modelli più grandi professionali. Quando è nato? Come è costruito e come si suona? Impara tutto su questo meraviglioso strumento.
Chi non ha mai preso in mano un flauto dolce e provato a suonarlo? Quanti di noi hanno passato pomeriggi interi, quando frequentavamo le scuole elementari o medie, a strimpellare il flauto dolce, per la gioia dei vicini di casa? Diciamolo, il flauto dolce è un bello strumento, ma soprattutto i modelli più piccoli come il soprano possono diventare davvero fastidiosi, per via dei suoni acuti che possono emettere; rimane il fatto che il flauto dolce è uno strumento che la maggior parte di noi conosce e con il quale si è cimentato almeno una volta nella vita. Il flauto dolce, quando lo conosci da bambino può risultare antipatico, ma se lo incontri da adulto potrebbe succedere che te ne innamori; e così è accaduto al sottoscritto. Mettiti comodo e seguimi in questa storia che ci racconta proprio circa questo strumento musicale.
Il flauto dolce, una storia di alcuni secoli.
Già a partire dal XI secolo, si trovavano in circolazione alcuni flauti simili al flauto dolce, di origine probabilmente asiatica, ma il primo documento nel quale viene menzionato questo strumento risale alla metà del 1300. Sarà poi durante il quindicesimo secolo che il flauto dolce prenderà la sua forma standard, quella che oggi tutti conosciamo, un tubo con sette fori più quello inferiore chiamato portavoce, e che utilizziamo per suonare le note più acute.
Questi flauti erano solitamente costituiti da un pezzo unico non decorato, e la loro estensione musicale superava di poco l’ottava musicale; venivano impiegati nelle formazioni, ed erano costruiti in lunghezze che andavano da poco più di 10 centimetri, per arrivare fino a strumenti lunghi quasi due metri. Negli ensemble tipici dell’epoca, la formazione di flauti dolci poteva comprendere un contralto in sol, due tenori in do, e un flauto basso in fa.
Il flauto dolce veniva per lo più utilizzato nella musica da camera, tuttavia tra il 1600 e il 1700 lo strumento compare anche in molte composizioni per orchestra, finché a circa metà del 1800 venne sostituito dal flauto traverso. Fu proprio nell’ultimo periodo che la costruzione del flauto dolce divenne più moderna, e con essa anche l’estensione musicale dello strumento aumentò, fino ad arrivare a quella di tutto rispetto dei giorni nostri.
La storia del flauto dolce non è antica come quella del flauto in generale, ci sono antenati dei flauti moderni che hanno qualche decina di migliaia di anni, perciò possiamo considerare il flauto dolce uno strumento relativamente recente, che tuttavia per la sua semplicità (è costruito in modo da facilitare l’emissione sonora) si è diffuso largamente nel mondo, tant’è che in Italia viene utilizzato da decenni nelle scuole primarie e non solo, come strumento principale, e solo negli ultimi anni affiancato da altri strumenti musicali come la chitarra e le tastiere.
Com’è fatto il flauto dolce moderno: I flauti dolci sono oggi costruiti soprattutto utilizzando due materiali: la resina plastica ABS e il legno, quest’ultimo di diverso tipo, come per esempio quello di acero, il pero, l’ebano, il palissandro e la grenadilla. Lo strumento può essere fabbricato con un unico corpo, oppure diviso in sezioni smontabili per permettere una migliore manutenzione e anche la possibilità di piccoli aggiustamenti per l’utilizzo (posizione della parte inferiore chiamato piede o campana). Le sezioni dei flauti divisibili sono tenute insieme per mezzo di giunture che vengono ingrassate con un’apposita pasta.
Sulla parte superiore del flauto dolce troviamo il becco, o imboccatura, che presenta la feritoia nella quale soffiamo per emettere le note. Sul becco è presente una finestrella, sotto la quale si trova il labium, una parte molto importante del flauto dolce: il labium è un bordo affilato sul quale l’aria che immettiamo nel flauto si scontra, venendo deviata poi verso la parte risonante nel corpo del flauto stesso. Senza il labium, emettere i suoni con il flauto dolce sarebbe molto difficile, e in effetti ci sono altri tipi di flauto, come quelli giapponesi, indiani o cinesi, formati solamente da un tubo con i fori, che per suonarli richiedono molta più pratica e sono più difficili.
Il flusso di aria si scontra contro la parte affilata del labium e vinee deviato con una turbolenza all'interno del corpo del flauto. Il cilindro del corpo è la parte dove le onde sonore risuonano.
La parte superiore del flauto dolce è collegata al tubo centrale che presenta i sei fori sulla parte superiore, e il foro del portavoce su quella inferiore, posizionato appena sotto il punto di unione tra le due sezioni (testa e corpo). I fori sei e sette (il settimo si trova sul piede) possono essere singoli o doppi, quando sono doppi agevolano l’emissione dei semitoni, per esempio per suonare le note do e re diesis sui flauti dolci soprano e tenore, oppure fa diesis e sol diesis su quelli contralto e basso.
La campana del flauto dolce contiene il foro sette e il foro sottostante, che possiamo chiamare foro otto; questo foro può essere utilizzato per suonare particolari note più acute o gravi, fuori dalla normale estensione dello strumento, oppure per lavorare sulla dinamica del suono, emettere polisuoni ricchi di armonici, e modificare il timbro del flauto dolce aggiungendo ad esso particolari effetti.
Sul becco del flauto troviamo la finestrella e all'interno il condotto che invia l'aria al labium. Poi c'è il corpo con i fori superiori e la campana, chiamata anche piede. La campana presenta un foro superiore più quello sul fondo.
Quanti tipi di flauto dolce ci sono? La famiglia di strumenti del flauto dolce comprende modelli piccini come il sopranino e modelli grandi come il basso, in particolare abbiamo:
Il garklein, molto piccolo e con dei suoni davvero acuti; questo flauto è in do e suona un’ottava sopra il flauto soprano; il garklein viene anche chiamato sopranino in do.
Il flauto sopranino, è in fa, è più grande del garklein ma più piccolo del flauto soprano.
Il modello soprano è in do, e si trova a metà tra il sopranino e il contralto.
Poi abbiamo il flauto dolce contralto che è in fa ed è più grave del soprano.
Il flauto in do più grande si chiama tenore, e suona un’ottava più in basso del flauto soprano, infine abbiamo il flauto basso che è accordato in fa e suona un’ottava sotto il flauto contralto.
Ci sono poi altri modelli come il basso in do, il flauto in la e altri particolari strumenti, ma i principali, riassumendo, sono: sopranino, soprano, contralto, tenore e basso.
Come possiamo vedere nell’immagine seguente, le dimensioni del flauto dolce aumentano per i flauti con note più gravi, e notiamo che per esempio il flauto tenore, che suona un’ottava sotto il flauto soprano, è lungo esattamente il doppio di quest’ultimo. Allo stesso modo, il flauto contralto è lungo il doppio di quello sopranino, e il flauto basso è lungo come due flauti contralti. Il flauto basso in do è di lunghezza doppia rispetto al flauto tenore. Questa caratteristica delle lunghezze dei flauti si riconduce al concetto di diapason musicale.
La misura del flauto influisce sulla sua intonazione, flauti corti corrispondono a suoni più acuti, viceversa le dimensioni del flauto dolce aumentano negli strumenti che suonano note più gravi.
Come si suona il flauto dolce? Il flauto dolce si suona tenendolo davanti a sé, inclinato di circa quarantacinque gradi. Il flauto viene supportato dalle due mani, in particolare dal pollice della mano sinistra, che agirà anche sul foro portavoce per cambiare i registri dello strumento, e il pollice della mano destra che non copre nessun foro ma funge solo da supporto. L’equilibrio del flauto è assicurato dal posizionamento delle altre dita delle due mani sulla parte superiore del corpo.
Il foro inferiore e i primi tre in alto vengono suonati rispettivamente con il pollice, l’indice, il medio e l’anulare della mano sinistra, mentre l’indice, il medio e l’anulare della mano destra si occupano di chiudere i tre fori immediatamente successivi, per lasciare al mignolo della mano destra il compito di chiudere e aprire l’ultimo foro, quello posizionato sul piede del flauto.
Per emettere le note si soffia nell’imboccatura, tenendo il becco del flauto appena dentro la bocca, senza stringere troppo e senza toccare il flauto con i denti. L’emissione dell’aria deve essere sostenuta dal diaframma per assicurare un flusso costante e ottenere il suono intonato di ogni nota. Nel flauto dolce, aumentando la forza con cui si soffia aumenta anche l’intonazione della nota, viceversa usando poca aria le note che si ottengono sono calanti (sotto il loro pitch naturale). Chiudendo e aprendo i vari fori si ottengono le note della scala cromatica, partendo dalla nota base del flauto che cambia a seconda della taglia; per esempio il flauto soprano parte da una nota do con tutti i fori chiusi, mentre quello contralto, con la stessa diteggiatura, emette una nota fa, che oltretutto si trova più in basso (è più grave) del do ottenuto sul modello soprano.
Le note del flauto dolce: Il flauto dolce ha un’estensione di due ottave e mezza, e per cambiare il registro si agisce sul foro del portavoce, chiudendolo e aprendolo con il pollice della mano sinistra; per l’ottava bassa del flauto si tiene il foro inferiore chiuso, per quelle alte questo va aperto leggermente.
Per quanto riguarda la diteggiatura delle note, i flauti dolci vengono costruiti in due modelli diversi: quello a diteggiatura tedesca e quello a diteggiatura barocca; per distinguere il tipo di diteggiatura si guardano il quarto e il quinto foro superiore (quelli del fa e del mi sul flauto soprano). Nel sistema barocco, il foro del fa è più piccolo di quello del mi, viceversa per il sistema tedesco.
Il sistema tedesco e quello barocco presentano alcune differenze nella diteggiatura, per esempio per suonare la nota fa sul flauto soprano oppure la nota si bemolle sul flauto contralto, con la diteggiatura di tipo tedesco si apre semplicemente il foro 5, invece con quella di tipo barocco bisogna usare una posizione a forchetta, dove oltre ad aprire il foro 5 mi dobbiamo richiudere gli ultimi due fori in basso. Nell’immagine seguente troviamo la diteggiatura tedesca per suonare la scala maggiore sul flauto.
Per quanto riguarda la diteggiatura barocca, la vediamo nella prossima immagine.